Colorado

United States Maximum Security Installation for the Incarceration of Superhuman Criminals

Conosciuta come “La Volta”

Nel livello sotterraneo più basso della prigione di massima sicurezza, a quasi cento metri di profondità, sono incarcerati i super-esseri più pericolosi della Volta.

Sono sottoposti al più duro regime carcerario: nessun contatto con il mondo esterno, né con le guardie, né con gli altri detenuti, e qualsiasi mezzo è lecito per tenerne sotto controllo i poteri.

Michelle Lin è la direttrice della Volta da poco meno di due mesi, ed è fiera di aver finalmente cominciato a sfruttare a dovere questa sezione. Il suo predecessore era troppo preoccupato dai costi di gestione e dalle discussioni sulla violazione dei diritti civili dei prigionieri.

Le numerose evasioni di massa e lo scandalo del Cubo gli sono costati il posto, e Michelle ha approfittato delle proprie conoscenze politiche per farsi avanti.

Michelle gestisce la Volta con pugno di ferro e discrezione: sa che agli americani interessa solo che i super-criminali restino ben lontani dalla società, e non vogliono essere disturbati da discussioni etiche in materia.

Accompagnata da due guardie in armatura, Michelle raggiunge la porta di titanio rinforzato ed appoggia il palmo della mano sul sensore.

La porta si apre lentamente. All’interno, la cella è microscopica: l’assoluto indispensabile alla prigioniera.

Iris Slape è rannicchiata in un angolo, gli occhi spalancati rossi e lividi. Non chiude nemmeno le palpebre da diversi giorni, e deve aver pianto ininterrottamente per ore.

Dall’ultima volta in cui l’hanno chiamata Insomnia ha perso almeno dieci chili.

-Prigioniera 13557-V02. Dobbiamo renderti presentabile per il tuo avvocato – la informa Michelle.

-Non ho bisogno di un avvocato. Non ho fatto niente. Voglio uscire di qui, non ho fatto niente – risponde Iris con un filo di voce.

-Ventisette omicidi di primo grado. A quanto ho sentito, i tuoi ex colleghi hanno spifferato tutto per poter ottenere uno sconto di pena...se sei fortunata, ti daranno l’ergastolo.

-Mi tireranno fuori di qui. Non ho fatto niente.

-Allora rimediamo subito. Guardie?

Uno degli uomini in armatura punta il guanto verso Iris, lanciando un microscopico dardo dopo l’altro. Normalmente, i dardi contengono un potente sedativo utilizzato per calmare i detenuti più pericolosi...in questo caso, contengono pura adrenalina.

Appena l’ormone entra in circolo nel sangue di Iris, il suo battito cardiaco schizza ben oltre le capacità di un normale cuore umano. E l’ex Insomnia salta addosso alla direttrice, urlando come un animale rabbioso.

La guardia la colpisce con un raggio stordente, sbattendola a terra e bloccandole la testa con il piede ricoperto dalla pesante armatura.

-Grazie per l’aggressione, 13557-V02, normalmente non saremmo autorizzati ad usare gli storditori su prigionieri con livello di forza inferiore a 10. Questa è la terza volta di fila...ora l’inibitore resterà attivato permanentemente.

Il dispositivo innestato alla base del collo di Iris si illumina, assorbendo qualsiasi traccia di adrenalina dal suo sistema. Per Iris, l’effetto è una crisi d’astinenza istantanea...resa ancora più intollerabile dall’overdose immediatamente precedente. Iris vorrebbe svenire, ma l’inibitore non le permette nemmeno questo lusso.

-Per favore uccidimi. Non ce la faccio più.

Michelle si inginocchia per parlarle, e nei suoi occhi c’è persino più odio che in quelli di Iris.

-Tra quelle ventisette persone, dodici lavoravano all’FBSA. Una era la figlia della guardia che ti ha fermata. Un altro era mio marito. Mio figlio era una guardia giurata a New York, e tu lo hai ucciso un mese fa con un colpo in mezzo agli occhi. Tu non hai nemmeno cominciato a soffrire, 13557-V02, te lo posso giurare.

 

Villains LTD

#52

Open your eyes

 

Reparto di massima sicurezza

La cella è completamente spoglia, ad eccezione delle necessità più elementari e di una telecamera a circuito chiuso. Il prigioniero è seduto in un angolo, immobilizzato da una camicia di forza e da catene alle caviglie. Una banda metallica ne copre gli occhi.

Il prigioniero che siede a testa in giù non ha un nome o un passato; è conosciuto soltanto come Madcap.

La porta a tenuta stagna si apre, ed un uomo in armatura entra nella cella. Mapcap, mentre il pazzo recita parole insensate:

-Etihw fo sduolc dna eulb fo seiks ees i...

-Che stai facendo?

-Canto “What a wonderful world” al contrario. E’ già l’ora del pudding?

La guardia richiude la cella alle proprie spalle, avvicinandosi a Madcap ed inginocchiandosi per parlargli faccia a faccia.

-Sei proprio fuori di testa. Capisci almeno che cosa sta succedendo?

-Ah, ho capito: sei venuto a dirmi addio perché domani mi mandano al manicomio Ravencroft!

-Okay, allora capisci. Il dottore mi ha detto che non sei semplicemente pazzo: la chimica del tuo cervello è diversa da quella di una persona normale, quindi probabilmente non riusciranno mai a curarti.

-Non importa, avremo sempre Saturno. Ti spiace spegnere la luce quando esci? Il buio è essenziale per un buon sufflè.

-Al diavolo – si lascia scappare la guardia, la cui limitata pazienza è già stata ampiamente testata da Madcap.

Secondo quello che gli ha rivelato Switch, lo sguardo di Madcap può dare super-poteri; probabilmente è per questo che l’hanno messo nel reparto di massima sicurezza. E sarebbe davvero un peccato sprecare un’occasione simile per diventare qualcuno.

La guardia avvicina una mano alla benda metallica, aprendone la serratura. E Madcap apre gli occhi.

Per quasi trenta secondi regna il silenzio; la guardia non batte nemmeno le palpebre, continuando a fissare quelli che sembrano normali occhi castani.

-Quanto ci vuole prima che il tuo potere faccia effetto?

-Non preoccuparti, sei già completamente pazzo. Ma anche il resto del mondo, quindi non dovrebbe esserci differenza. Ti va di scambiarci di posto?

-Non vedo perché no – alza le spalle la guardia, iniziando a togliersi l’armatura.

 

Una base segreta

Tre uomini pesantemente armati e con il volto coperto accompagnano un uomo di mezz’età ad una scrivania. L’uomo avvicina le mani alla tastiera di un computer, con una certa goffaggine per colpa delle manette.

L’Incappucciata osserva la scena e chiede perplessa:

-Le manette sono proprio necessarie?

-Ordini dell’Agente Zero – risponde brutalmente una delle guardie.

-Non ha nessun potere e sta a malapena in piedi, credete che possa cercare di scappare?

Le guardie sembrano perplesse dalla preoccupazione dell’Incappucciata, ed è lo stesso Augustus DeCeyt a dar loro ragione.

-Lei si preoccupa troppo, signorina Incappucciata. Posso utilizzare la tastiera con profitto; suppongo che tutte le mie operazioni siano osservate, e che sarete pronti a cancellare l’intera memoria dell’hard drive in caso di necessità.

-Mi sembra il minimo. E non si faccia venire in mente idee strane, professore: il computer è completamente isolato dalla rete, e non sarà lei a caricare o scaricare file. Le sono chiari i termini dell’accordo?

-Desiderate sfruttare il mio talento nella pianificazione per ristrutturare l’organizzazione dei Guardiani in modo più efficiente. Naturalmente, l’efficienza è correlata strettamente alla definizione di un obiettivo. Non posso darvi la perfezione se non mi mettete a conoscenza dei vostri piani.

-Una cosa alla volta, professore, una cosa alla volta. Non può certo pretendere che ci fidiamo di lei fin dall’inizio. Di quanto tempo pensa di avere bisogno?

Augustus DeCeyt passa rapidamente in rassegna l’elenco dei files in suo possesso. I Guardiani sono stati astuti: i dati sulla posizione delle basi segrete sono solo parziali, così come sono stati ridotti all’osso i dettagli sui sistemi di comunicazione. Ma quando i suoi occhi si posano sul nome di una cartella, i suoi occhi si illuminano per un istante.

Schede del personale.

-Allora, professore? – incita l’Incappucciata.

I nomi sono stati cancellati. Così come la provenienza ed i dati anagrafici. Ma le schede di valutazione ed i profili psicologici sono a pochi tasti di distanza.

-Un giorno per studiare i files. Una settimana per mettere a punto i dettagli. Tre settimane per mettere in funzione la nuova struttura – risponde DeCeyt.

L’espressione del professore è impassibile come sempre, ed è impossibile notare l’eccitazione del momento.

“Un mese per avere l’intera organizzazione sotto il mio controllo” - pensa.

 

La Volta

La Direttrice Lin cammina nervosamente al fianco dell’agente dell’FBSA, sfogliando nervosamente la pila di documenti che le sono stati consegnati.

-Questo è assolutamente contrario alle procedure, agente Hill.

-Queste sono gli ordini, signora. I prigionieri ed i loro rappresentanti legali sono stati radunati?

-Non mi lascia molta scelta. Ma esprimo formalmente il mio dissenso, questi criminali non si meritano un trattamento speciale solo per i propri super-poteri.

-Se vuole può inoltrare le sue lamentele al mio ufficio, sono sicura che prima o poi troveremo qualcuno a cui interessa la sua opinione in materia – risponde Maria Hill, mostrando il distintivo ad una delle guardie in armatura.

Ad aspettarla all’interno della stanza c’è l’avvocato Becky Blake, che la osserva perplessa dalla sua sedia a rotelle. Al di là del vetro antiproiettile Edward Freeman, Leah Mathers e David Cannon aspettano di capire cosa stia succedendo.

-Okay, cerchiamo di farla breve. Il mio nome è Maria Hill, agente FBSA. E se non siete ancora più patetici di come sembrate, farete esattamente quello che vi dico.

-Nessuno di loro dirà niente senza il parere del proprio avvocato – protesta Becky.

-Stia tranquilla, ho portato qualcosa anche per lei – prosegue l’agente Hill, appoggiando il blocco di carta direttamente sulle gambe dell’avvocato in carrozzella.

-Il governo federale mi ha mandata qui per fare un’offerta alla Villains LTD, o quello che ne rimane. Se decidete di patteggiare, ve la caverete con cinque anni in libertà vigilata senza possibilità di cauzione.

-Abbiamo già spifferato tutto quello che sapevamo. Dov’è il trucco? – chiede Freeman.

-Dritto al punto, mi piace. Per farla breve, vogliamo che lavoriate per noi.

 

Denver, Colorado

La luce dello schermo illumina il volto verde di Slim Snake; non c’è nessun’altra luce nella stanza. Seduto in un angolo ancora più scuro, Shades non dice una parola mentre Slim Snake continua a parlare indicando diversi dettagli sullo schermo.

-Arrivare all’ingresso dovrebbe essere facile, ma potrebbero identificarmi in fretta. Probabilmente non avrai più di una trentina di secondi per uccidere le guardie prima che attivino le misure di sicurezza. Non so quante ce ne saranno durante il turno di notte, quante pensi di poterne uccidere in così poco tempo?

Shades continua a non dire niente, fissando apparentemente il vuoto.

-Andiamo Shades, dopo tutta la fatica nel rubare questa vecchia piantina della Volta, potresti almeno provare a dare qualche suggerimento sul piano.

-Quante persone hai ucciso nella tua vita, Slim? –chiede Shades.

-Che ne so, una ventina credo. Cosa c’entra?

-Io ho smesso di contarle. Sono arrivato a cinquanta.

-Ah. Non è male – commenta Slim Snake, complimentandosi mentalmente per essere arrivato così vicino al record di Shades.

-Era il 1952, credo.

-Oh. Chissà a che numero sei, ormai – risponde Slim Snake, realizzando di essere in tutt’altra categoria – Comunque, dicevamo del turno di notte...mi stai ascoltando, Shades?

Anche se non è molto semplice capirlo per colpa degli occhiali da sole, è chiaro che Shades non lo sta guardando.

-Shades, che ti prende? Non è il momento di pensare ai vecchi tempi, dobbiamo pianificare la fuga degli altri.

-Non uccido nessuno da una settimana, Slim.

-Sì, lo so, ti ho chiesto io di non farlo. Dobbiamo mantenere un basso profilo, ed è difficile farlo quando devo occultare tutti i cadaveri che ti lasci dietro.

-Lo sai quando è stata l’ultima volta in cui ho passato un’intera settimana senza uccidere nessuno, Slim? Escluse le volte in cui sono morto.

-Sai, è preoccupante quando usi il plurale in certi casi...

-Il 1952.

-Shades, che ti prende? Abbiamo super-eroi e poliziotti sulle nostre tracce ed una sola chance di far evadere i nostri amici. Mi serve una inarrestabile macchina per uccidere senz’anima e senza pietà, non un’ombra in crisi di mezz’età.

Dei tentacoli d’ombra avvolgono il corpo di Slim Snake, e due punte acuminate di oscurità solidificata si avvicinano pericolosamente ai suoi occhi.

-Andiamo, dopo tutto questo tempo pensi che ci caschi ancora?

Shades si alza in piedi, avvicinandosi al Deviante. Di solito in situazioni simili, quando sta cercando di intimidire qualcuno per solidificare la propria posizione, riesce a stento a sopprimere un mezzo sorriso compiaciuto.

Oggi Shades non sorride, quando strappa un orecchio a Slim Snake.

-Aah! Cazzo, Shades, cos’hai per la testa!? Hai idea di quanto ci metterò per farmelo ricrescere!?

-Non è un mio problema – risponde Shades con tutta calma, tornando a sedersi come se nulla fosse successo.

Slim Snake si porta una mano alla testa, cercando di fermare il sangue verde che scende copiosamente. Forse stuzzicare uno psicopatico assassino in crisi d’identità non è stata poi una grande idea.

Il Deviante non fa però in tempo a chiedersi che cosa stia passando per la testa dell’ex compagno di squadra: senza alcun preavviso, degli uomini armati abbattono la porta e fanno irruzione nell’appartamento. Slim Snake sguaina gli artigli, pronto ad attaccare a testa bassa, ma non è necessario. Shades solleva gli occhiali da sole per pochi secondi.

La stanza piomba nell’oscurità. Quando Shades si copre nuovamente gli occhi, sulla soglia si sono accumulati i cadaveri di sei persone che non hanno potuto sparare un solo colpo.

Nessuno osa dire niente. Si sentono i passi di una persona nel corridoio, e Shades si alza in piedi. Slim Snake prepara gli artigli, ma un gesto stizzito di Shades lo fa restare in posizione.

Poi lei arriva. Una bellissima donna calpesta i cadaveri dei propri soldati, macchiando di sangue gli stivali verdi. Shades avvicina una mano agli occhiali da sole, e lei alza la testa.

I lunghi capelli neri ne nascondono metà faccia, ma il suo occhio sinistro incrocia lo sguardo di Shades…che si ferma.

-Che ci fai qui, Viper?

-Ho una proposta da farvi.

-Apprezziamo l’interessamento, ma non stiamo cercando lavoro al momento – spiega Slim Snake.

-Voi volete liberare i vostri vecchi alleati. Io voglio ridurre in macerie l’ordine mondiale e riempire le strade di cadaveri. Entrambi i nostri piani partono dallo stesso punto: un’evasione di massa dalla Volta, che sto organizzando in questo momento.

-L’inizio è promettente, ma non so se è il lavoro che fa per noi.

-Zitto, Snake. Viper, il tuo piano include la morte del professor DeCeyt?

-Insieme a milioni di altre persone – sorride la donna, mostrando i canini dalla lunghezza innaturale.

-Allora cominciamo.

 

La Volta

Becky Blake alza gli occhi dalla valanga di carta, per poter guardare negli occhi Maria Hill.

-Sta scherzando, vero? Questo è il più basso insulto al sistema legale che io abbia mai visto.

-Non vedo cos’ha da lamentarsi, Blake. Sappiamo entrambe che nessuno dei suoi clienti se la caverebbe con meno di trent’anni di prigione…e che probabilmente riuscirebbero a scappare in meno di trenta giorni. Sarebbero ancora più stupidi di quanto sembrano a non accettare.

-Io onestamente non ho capito niente – confessa David Cannon – Dovremmo lavorare per l’FBSA?

-Dev’esserci il trucco – insiste Freeman.

Maria Hill si avvicina al vetro per parlare con Freeman guardandolo negli occhi, e dal suo tono è chiaro che non lascerà questa stanza senza avere la risposta che vuole.

-Il trucco è che se proverete a farci fessi vi sbatteremo in un posto molto, molto peggiore della Volta. Il trucco è che vi daremo vitto e alloggio in una cella che in qualsiasi altra prigione potreste solo sognare, non vi faremo guadagnare nemmeno un centesimo e vi faremo sudare più di quanto abbiate fatto cercando di rapinare gioiellerie o conquistare il mondo o qualunque altra cazzata abbiate mai fatto prima. Il trucco è che vi stiamo facendo l’offerta più straordinaria delle vostre vite, Freeman. Provate a farci fessi e ve lo infileremo su per il culo così forte da…

-Accettiamo – la interrompe Leah Mathers.

Freeman e Cannon la guardano perplessi, ma lei continua prima ancora che ci siano altre discussioni.

-Una cosa del genere non ci capiterà mai più. Sono stanca di nascondermi.

-Leah, sono federali. Non ci si può fidare di loro – protesta Freeman.

-Fidati di me, Eddie, per una volta. Sono anche stanca di seguire sempre il gruppo senza dire la mia. Accettiamo.

 

Reparto di massima sicurezza

-Ancora tè, mister Secondino? – chiede Madcap avvicinando la teiera immaginaria ad uno dei due cadaveri in armatura.

Attorno alla macabra scena, le pareti mostrano ancora le macchie di sangue e le bruciature da raggi repulsori. Nel ventre di Madcap c’è un grosso buco, generato dai raggi laser del sistema di sicurezza che lo hanno tagliato da parte a parte nonostante l’armatura. Gli organi interni si stanno rapidamente rigenerando.

-Poveracci, pensavate di sapere cos’è la vita. Pensavate di potervene andare al lavoro la mattina, fare la vostra parte per tenere sotto controlli i criminali brutti e cattivi così che nessuno si facesse male. Ed invece la vita è una buccia di banana marcia con un pizzico di paprica ed uno come me può ammazzarvi così, tanto per, senza un motivo. Oh cielo, abbiamo finito i biscotti! Farei meglio ad ordinarne un po’ su Internet.

Perso nei meandri della propria follia, Madcap si avvicina saltellando ad uno dei terminali del sistema informatico della Volta. E si ferma, fissando la tastiera con uno sguardo vacuo.

-Flashback – mormora.

 

Un uomo dalla voce monocorde ed accento inglese, con in mano uno strano oggetto a forma di chiave egizia. Luce dorata che illumina tutta la stanza. Cinghie e catene. Sangue che cola negli occhi. Una corrente gelida sulla testa.

-Prova dolore in questo momento, signor Madcap? – chiede DeCeyt.

-Solo una fresca sensazione di igiene e pulito.

-Affascinante. Anche dopo la rimozione della calotta cranica e l’asportazione del 2% della materia grigia, il soggetto resta del tutto insensibile alle sollecitazioni esterne.

-Hey, mi dissocio! Io sono un complemento oggetto, non un soggetto!

-Il suo fattore di guarigione è assolutamente rimarchevole, signor Madcap; tra meno di quindici minuti sarà fisicamente guarito. Se alcuni misteri della psiche umana devono ancora mostrarsi alle mie indagini, nemmeno con la Chiave dello Zodiaco posso carpire i segreti del suo cervello. Neurologicamente parlando, la chimica del suo cervello non ha alcun senso. Non credo che lei sia ancora umano, signor Madcap.

-Lo dico sempre io! La vita è senza senso e la colazione è il pasto più importante di chi va sano e va lontano!

-Che ci creda o no lei si sta dimostrando uno dei miei associati più versatili, signor Madcap. Ho bisogno di un settimo piano di riserva, nel caso in cui io non riesca a riprogrammare l’umanità per cancellarne le emozioni. Uno degli scenari possibili prevede che i miei ex agenti la reclutino per cercare di fermarmi; nel qual caso, una delle possibilità è che siate tutti catturati. Sto scrivendo nelle sue sinapsi una serie di comandi mentali da attuare nell’eventualità di una cattura: liberarsi, infiltrarsi nella struttura carceraria per accedere al sistema informatico. Se come sospetto la incarcereranno all’Istituto Ravencroft o alla Volta, il virus trans-adattativo ideato dal Mandarino ed ottenuto durante la nostra breve alleanza si rivelerà più che sufficiente. Si ricorderà qualcosa di ciò che le ho detto, signor Madcap?

-Questo è il vostro cervello strafatto di droga! Nessuna domanda?

-Se sapessi come impedirle di farsene crescere una nuova le strapperei chirurgicamente la lingua, signor Madcap.

 

Quando Madcap si riprende dalla trance, sullo schermo appaiono già centinaia di righe di codice che ha inserito con velocità impressionante.

-Whoa. Ragazzi, che viaggio! Brrr, è così che il resto del mondo vede il mondo? Che schifo! E ora cosa faccio? Io sono il caos, l’imprevedibilità, il nemico numero uno delle doppie punte. Posso essere la ruota nei bastoni del mio acerrimo nemico e sventare i suoi piani rifiutandomi di lasciarmi manipolare! Oppure posso premere “enter”, per vedere di nascosto l’effetto che fa. Voilà!

Con un gesto inutilmente teatrale, Madcap trasmette il comando nel sistema informatico della Volta.

 

Sezione visitatori

Edward Freeman apre la bocca per rispondere all’affermazione di Leah Mathers, quando uno schermo nella stanza si accende mostrando il casco di una guardia in armatura. Subito dopo la porta emette un rumore sordo, segno che le barre in titanio si sono attivate per bloccare l’uscita.

-Attenzione a tutte le guardie: questa comunicazione è trasmessa su tutti gli schermi della prigione. La Volta è ora in quarantena, nessuno può entrare o uscire fino all’arrivo delle autorità competenti.

-Che sta succedendo? – chiede Becky Blake.

-Ottima domanda – le fa eco Maria Hill, estraendo dall’uniforme una pistola che non avrebbe dovuto lasciarle passare il metal detector all’entrata.

-Io non ho autorizzato nessun protocollo di quarantena – chiarisce la Direttrice Lin.

-Tutte le guardie hanno ora licenza di uccidere. Quando ai vostri ordini, procedete con il piano B come Babbuino.

La guardia nel video porta le mani al casco, e prima che inizi a sfilarlo dalla testa Leah Mathers ha un’intuizione ed un brivido freddo allo stesso tempo. Sbatte i pugni contro il vetro antiproiettile, urlando:

-Non guardate lo schermo!!!

Sotto il casco ci sono una maschera e due occhi da cui non è possibile distogliere lo sguardo. I tre ex agenti della Villains LTD si coprono gli occhi, così come fa anche Maria Hill.

Più di un centinaio di persone, tra super-criminali e guardie in armatura, non lo fanno.

-ALL YOUR BASE ARE BELONG TO US !!!!!!! – urla Madap, prima di scoppiare in una risata a crepapelle di pura follia.

 

La trasmissione si interrompe quando Maria Hill spara allo schermo, ma ormai è troppo tardi.

-Tutti in piedi per l’inno nazionale! – esclama Becky Blake cercando di alzarsi dalla sedia a rotelle, crollando a terra a peso morto.

-Perché nessuno pensa ai bambini!? – urla invece la Direttrice Lin, cercando di strappare la pistola all’agente Hill e ritrovandosi con un pugno sul naso.

L’agente dell’FBSA osserva le due donne continuare a comportarsi come se avessero appena perso completamente la ragione, e si rivolge ai tre carcerati.

-Risposte. Ora.

-Lo sguardo di Madcap rende la gente pazza quasi quanto lui – spiega Freeman – Se il suo potere funziona anche attraverso una telecamera, al momento ci saranno chissà quante persone in armatura o con super-poteri completamente fuori controllo e del tutto incuranti della propria incolumità.

-E allora, a noi che importa? Non ci siamo fatti niente – protesta David Cannon.

-A lei importa. Per quanto ne sappiamo, potremmo essere le uniche persone capaci di fermare Madcap.

-E senza l’inibitore, io potrei essere l’unica capace di trovarlo in pochi secondi – puntualizza Leah Mathers.

-Il che significa che abbiamo qualcosa su cui contrattare – conclude Freeman con un mezzo sorriso.

Maria Hill non cerca neanche di nascondere lo sdegno con cui sta fissando il criminale, cercando di non lasciarsi distrarre da Becky che striscia verso di lei nel tentativo di morderle uno stivale.

Poi dalla cintura estrae un microscopico telecomando, il cui segnale ipersonico disattiva gli inibitori di poteri.

-Okay, voi tre siete con me. Vediamo come ve la cavate a fare gli eroi.

 

CONTINUA !

 

 

Nel prossimo numero: ciò che resta della Villains LTD contro la Volta